CRISTIAN MERLO  - Lo Stato illusionista
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CRISTIAN MERLO - Lo Stato illusionista

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Facco – 2012, Pagine 100 no.gif

Le menzogne e gli inganni ideologici su cui si regge lo stato

 

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La mitologia dello “Stato”,  ammantandosi incessantemente di finzioni e di invenzioni, avvalendosi senza posa delle più svariate formule di legittimazione politica, da quelle più esplicite a quelle più scabrosamente insostenibili, nutrendosi ed alimentandosi senza ritegno dei più ignobili inganni cognitivi ed ideologici, ha forgiato nel corso dei secoli  la più aberrante delle superstizioni, capace di fagocitare e inglobare ogni cosa. A cominciare dalla verità e dalla essenza dei fatti.

Tra queste maschere, l’ideologia dei beni e dei servizi pubblici costituisce probabilmente il collante fondamentale per la tenuta del sistema, tant’è che il ceto politico-burocratico al comando ha tutto l’interesse ad assecondarla quale straordinaria formula di legittimazione del suo operato. I governanti, di fatto, forniscono beni e servizi, qualificati come “pubblici”, la cui produzione, per lo più in regime di monopolio, deve essere in grado di soddisfare sostanzialmente due condizioni: da un lato, garantire, per loro e per le loro clientele, l’accaparramento predatorio del maggior numero di rendite parassitarie; dall’altro creare e generare illusioni che inducano l’opinione pubblica a ritenere che un’attività oggettivamente coercitiva e del tutto disproduttiva e rapace sia invece da considerarsi come perfettamente legittima e giusta.

Intento di questo scritto è quello di fornire elementi di analisi e spunti di riflessione, affinché si possa acquisire la consapevolezza circa la realtà che si sta sempre più materializzando. Morire di troppo Stato e per troppo statalismo, purtroppo, è qualcosa di più di una remota possibilità. E la morte non sarà, di per sé, più dolce solo perché il nostro carnefice persiste nell’illuderci che così non può essere.

In anteprima l’Introduzione di Leonardo Facco

“Lo Stato è quella finzione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti”. Quando Frédéric Bastiat sintetizzò in così poche parole il senso del Leviatano eravamo ancora nella prima metà dell’Ottocento, ergo ben lungi da quel sistema di costrizioni, tasse e regole che imprigionano gli individui del Terzo millennio. Eppure, l’impareggiabile saggista francese è ancora oggi un punto fermo per chi vuole avvicinarsi alle idee libertarie.

Quando ho letto “Lo Stato illusionista” – titolo originale propostomi dall’autore – non ho potuto fare  a meno di tornare indietro di quasi due secoli e ripensare a quel “Ciò che si vede e ciò che non si vede” dell’agire statalista e pianificatore, di cui Bastiat ci aveva avvisato per tempo. Ho apprezzato lo scritto di Merlo per diversi motivi:

1- La prosa, non semplice, è quella dello studioso accanito ed attento, che sa bene che per incidere con profondità nel pensiero collettivista è necessario non mostrare il fianco ai “nemici della libertà”;

2- L’indagine che sviluppa lungo tutto il testo è quella di chi sa bene che il rigore teorico non è un optional per chi si professa individualista e mercatista;

3- Quello che avete in mano è il prosieguo del suo primo libro, “Tasse: come ci imbrogliano e ci rapinano”, che mi ha permesso di scoprire, e stimare, l’autore.

“Una storia infinita di tasse e parassiti” – il sottotitolo di questa pubblicazione – fa entrare di diritto questo lavoro tra i preferiti della mia collezione di editore, ormai lunga 16 anni, di testi dedicati alla difesa delle libertà individuali. In questi tempi di caccia alla streghe contro “l’evasore fiscale”, inoltre, Merlo rimette le cose al suo posto, mostrando con chiarezza chi sono i criminali in questa società, dove il “Truman show” all’italiana continua imperterrito, dove l’infame propaganda di regime contro l’evasione fiscale è devastante. Ormai siamo al punto che non bastano gli spot televisivi in cui compare un parassita con la faccia da politico, non basta nemmeno l’esercito di “utili idioti” sparsi qua e là nell’etere a raccontare che “le tasse servono a dare i servizi”, oppure che “andrebbe abolito il contante”. No, da qualche tempo sono i bambini ed i ragazzi il vero target del Leviatano, quelli a cui infilare nella testa preconcetti utili all’obbedienza dello Stato gabellatore, quelli a cui inoculare il germe della schiavitù fiscale e politica.

Merlo infila il suo bisturi in tutti questi “fattori  che alimentano le illusioni e le conseguenze nefaste” del potere – del tutto arbitrario – di alcuni uomini su altri uomini, per cui nemmeno l’intoccabile democrazia sfugge alla critica di questo saggio, che non ha timore nel sostenere che la democrazia è la lotta all’ultimo coltello tra fazioni contrapposte per il bottino, seguendo la cosiddetta legge della giungla, se non fosse che nella giungla non avvengono le nefandezze e le porcherie che ci sono, in maniera costante e abominevole, sotto il regime democratico. Dove quello che dice di fare il tuo bene e di curare gli interessi generali è lì solo per spennarti e fare i suoi propri (sporchi) interessi a danno di tutti.

Ricapitolando, la democrazia, nelle pagine a seguire, appare un po’ diversamente da come la raccontano certi figuri italici. Essa è la dittatura dei più forti e corrotti contro i più deboli e ingenui; è una lotta fra caste che si caratterizza per un contrasto permanente tra gruppi di parte (che per questo si chiamano partiti), che vogliono prevalere l’uno sull’altro, perché solo prevalendo possono dominare tutti (questo è il dogma della democrazia) ed estorcere risorse da tutti.

Il criterio distintivo di tutto ciò che si oppone alla democrazia-dittatura è questo: pensare con la propria testa e agire in piena libertà (senza essere danneggiati o ostacolati da chicchesia; e questo vale per tutti non solo per i potenti di Stato). Questo e l’unico modo per fuoriuscire dalla demo-scemenza e dalla demo-tirannia.

Come scrive Merlo, dentro la grande finzione statale, invece, succede “di fatto che il tax-payer non possa utilizzare in proprio le risorse legittimamente guadagnate, per indirizzarle verso quegli impieghi che egli ritenga più meritevoli, in termini di efficienza, di economicità e di desiderabilità delle scelte, e per procurarsi consapevolmente ciò che lui stesso (e non un burocrate terzo) stimi essere un beneficio effettivo, degno di essere acquisito, in virtù delle capacità di questo di soddisfare le sue specifiche aspirazioni personali, materiali od immateriali che siano”. In pratica, una rapina quotidiana a cui è bene dire basta!

 

Cristian Merlo, nato nel 1976, si è laureato in Politica Economica, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, discutendo la tesi: “La “riscoperta” della Scuola Austriaca in Italia: il contributo di Bruno Leoni”. E’ collaboratore de l’Indipendenza e lavora da anni nel settore del credito, occupandosi di organizzazione e normativa bancaria. È da sempre un appassionato cultore di tutto ciò che verte attorno al mondo del liberalismo e del libertarismo, specie sotto il profilo dell’analisi giuridica ed economica. Attualmente collabora con il Movimento Libertario e con l’associazione Ludwig von Mises Italia. È autore, tra gli altri contributi, di “Tasse: come ci imbrogliano e ci rapinano. Indagine attorno alla natura arbitraria e agli effetti perversi del fenomeno impositivo” (Lampi di Stampa, 2009) e curatore di "Parassitismo politico e lotta di classe (Leonardo Facco Editore, 2019)..

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